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Stop alla pubblicità al gioco d’azzardo: nuove regole nel 2019?

Stop alla pubblicità al gioco d’azzardo: nuove regole nel 2019?

Cambiano le regole nel campo della comunicazione e pare che dal 2019 vi sarà uno stop alla pubblicità al gioco d’azzardo e sulle scommesse sportive.

In realtà la proposta non è ancora diventata legge, ma è stata inclusa nel Decreto Dignità come una delle misure da intraprendere per combattere la ludopatia.

Lo stop alla pubblicità al gioco prevede il divieto totale e completo per gli spot televisivi che promuovano siti di casinò online autorizzati  o di scommesse ma anche per le sponsorizzazioni sportive e tutti gli altri canali comunicativi, che si tratti di immagini o di messaggi acustici o anche la sovraimpressione di un marchio o di un simbolo.  Il mancato rispetto di queste nuove regole, nel caso venissero approvate, prevede multe pari al 5% del valore della sponsorizzazione o della campagna pubblicitaria, e comunque una sanzione minima di 50.000€. Le multe saranno ancora più salate (tra 100.000 e 500.000 euro) per quegli operatori che non rispetteranno il divieto durante spettacoli e trasmissioni dedicati ad un pubblico minorile.

Lo stop alla pubblicità al gioco è stato pensato come misura di contrasto delle dipendenze da gioco d’azzardo anche in considerazione del fatto che la pubblicità dedicata al settore è diventata molto diffusa nei mezzi di comunicazione e si crede che questo aumenti il rischio di gioco non responsabile nei soggetti che sono deboli. Stop alla pubblicità al gioco d’azzardo: nel 2019 nuove regole

Entrando ancora più nei dettagli del Decreto Dignità che dovrebbe essere discusso nel Consiglio dei Ministri forse già nei prossimi giorni, lo stop alla pubblicità al gioco d’azzardo si trova nell’articolo 8 del testo, nel comma 1 nel quale si legge: Ai fini del rafforzamento della tutela del consumatore e per un più efficace contrasto al gioco d’azzardo e alla ludopatia, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto è vietata qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro, comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni ed internet.

Il comma prosegue chiarendo che: Dal 1° gennaio 2019 il divieto di cui al presente comma si applica anche alle sponsorizzazioni di eventi, attività, manifestazioni programmi, prodotti o servizi e a tutte le altre forme di comunicazione di contenuto promozionale, comprese le citazioni visive ed acustiche e la sovraimpressione del nome, marchio, simboli, attività o prodotti la cui pubblicità, ai sensi del presente articolo, è vietata.

I fondi raccolti dall’applicazione delle sanzioni previste dal decreto relativo allo stop alla pubblicità al gioco d’azzardo verranno destinati al fondo per il contrasto al gioco d’azzardo patologico istituito presso il Ministero della Salute. L’obiettivo quindi è quello di tutelare i consumatori, soprattutto quelli più deboli che vengono più facilmente influenzati dai messaggi pubblicitari e che potrebbero quindi essere spinti a giocare di più.

I casinò online con licenza ed i siti di scommessa dovranno quindi trovare nuovi canali per farsi conoscere e promuovere i propri servizi presso il pubblico italiani. Probabilmente il problema sarà particolarmente sentito da tutti i nuovi casinò online in arrivo sul mercato nel 2019, come Casino21, che si troveranno a dover farsi largo in un mercato che ha già alcun protagonisti importanti come il casinò LeoVegas, che è anche molto attivo in termini promozionali oppure casinò di grandi dimensioni come Gioco Digitale o Snai casino.

Qualcuno ha paragonato lo stop alla pubblicità al gioco d’azzardo al divieto del fumo implementato in Italia ormai anni orsono, un divieto che sembra non aver sortito effetti rilevanti nel ridurre la dipendenza da sigarette.

Tuttavia, rimangono ancora moltissimi dubbi sul livello della discussione e su che tipo di divieto verrà veramente approvato. Non bisogna infatti dimenticare che se il Decreto Dignità riguarderà lo stop alla pubblicità al gioco d’azzardo nella sua interezza questo significherà anche includere tutte le lotterie nazionali, il superenalotto e i Gratta & Vinci che sappiamo essere importantissime fonti di entrata per le casse dello Stato.

Chiaramente non mancano anche le voci provenienti dagli esperti del settore del gioco d’azzardo e dagli operatori legali che si interrogano sulla legittimità della misura e sulla sua capacità di raggiungere l’obiettivo dichiarato. Per molti infatti, il divieto alla pubblicità da parte degli operatori in possesso di licenza, potrebbe avere come risultato immediato la crescita del settore illegale. Gli operatori non autorizzati infatti sono al momento penalizzati dal fatto di non potersi fare pubblicità utilizzando i maggiori mezzi di comunicazione, ma se il divieto totale verrà introdotto questi stessi operatori si troveranno invece in una posizione di vantaggio competitivo perché potranno continuare a fare promozione su siti di affiliati stranieri che non sarebbero quindi tenuti a rispettare il divieto, e questo danneggerà certamente gli operatori italiani con licenza come Merkurwin casino e tutti gli altri.

Inoltre è da considerare che lo stop alla pubblicità al gioco d’azzardo colpirà gli operatori legali in modi differenti: se è vero ad esempio che un’agenzia di scommesse sul territorio è comunque visibile ai passanti e può quindi continuare ad attirare clienti, gli operatori a distanza hanno come unica vetrina quella del loro sito internet e se questo anche questo fosse considerato una forma di pubblicità, allora l’operatore che pur era stato autorizzato dallo stato si ritrova ora ad essere impedito nell’esercizio della propria attività dallo stesso soggetto che gli aveva rilasciato la licenza. In questo caso si potrebbero aprire prospettive di richiesta di danni.

Alcuni reti televisive private hanno già calcolato i danni che il Decreto Dignità, se approvato così come è formulato nella bozza, potrebbe causare sul reddito generato dall’impresa. Le stime ad esempio indicano che Mediaset potrebbe perdere intorno ai 70 milioni di euro.

Matteo Panicucci